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Mi accingo a scrivere questa lettera per i miei parenti e già mi rendo conto che sentirò, anche in questa occasione, la Sua mancanza.

A Lei chiedevo (e Lei si faceva amichevolmente coinvolgere) di fare la revisione di miei testi scritti in Inglese: lettere a colleghi e pazienti, pubblicazioni scientifiche e soprattutto il materiale di questo sito, nato per ricordare mio nonno Giovanni, da condividere con i fratelli, i cugini e i nipoti che vivono in Italia e negli USA, e che ora si allarga a questo e ad altri possibili futuri contributi di chiunque voglia essere qui ospitato.

Deborah non era solo un attento e cortese revisore di bozze, indulgente nei confronti del mio Inglese al massimo “scolastico”, ma soprattutto una affezionata cugina, una cara amica e soprattutto una splendida persona.

Un mio cruccio è di averla conosciuta personalmente solo nel 2007, quando è stata ospite della mia famiglia qui in Sardegna insieme a Joanne e Buddy, e di essere rimasto in contatto quasi esclusivamente per e-mail a causa della mia limitata capacità di comunicare verbalmente in Inglese; tuttavia sono orgoglioso di averla conosciuta tanto da apprezzare le sue non comuni doti espresse nella vita quotidiana e professionale di operatore sanitario, quale sono anch’io, impegnata nell’assistenza alle persone malate con una dedizione che emerge dalle sue lettere e in grado di rendere onore e inorgoglire tutta al categoria sanitaria.

Qualcuno potrebbe essere crucciato al pensiero della sua vita sentimentale: si tranquillizzi. Per Lei passate, e anche dolorose, incomprensioni sono state stimolo a crearsi una famiglia, che l’ha adorata, ne ho numerose prove, composta da affezionati pazienti, colleghi e parenti d’ogni ordine e grado che Lei avesse anche solo brevemente incontrato, senza dimenticare fraterni amici di cui parlava (io posso dire soprattutto scriveva) con tenero affetto che, sono certo, era totalmente ricambiato.

Scriverò questa lettera anche in Inglese per voi parenti USA; non credo, anche se lo spero, di riuscire a rendere, come tenterò di fare con queste mie righe in Italiano, le sfumature dei miei sentimenti; vi chiedo di essere, come lo è stata Deborah, altrettanto indulgenti.

Il seguente link vi consentirà, se vorrete, di vedere un video.

Ho chiesto a mio figlio Andrea (anche lui molto affezionato, così come suo fratello Alberto, a Deb, come Lei voleva che io la chiamassi) in un caldo pomeriggio della fine di questo passato Luglio, di aiutarmi a montare alcune immagini, tratte dalla digitalizzazione di vecchie pellicole superotto girate da mio padre, mio zio Ennio e mio fratello Giacomo a Morcone negli anni sessanta. Per me, e credo per quelli che sono oggi più o meno sessantenni, quelle scene hanno una speciale poesia. In questa occasione le ho volute usare con coraggio, al limite della spericolatezza, misto a qualcosa di simile alla codardia.

Debra, come la chiamano i più stretti parenti, spesso affermava con convinzione contagiosa che “doveva” guarire per poter vedere posti magnifici in cui non era ancora stata ma soprattutto per poter tornare a Morcone, paese natale del suo adorato nonno Dominic. Diceva che non vedeva l’ora di affacciarsi alla terrazza della stanza da letto che zio Mimì le aveva più volte riservato, da cui si domina l’Alta Valle del fiume Tammaro con un panorama mozzafiato, passione di Deb ma non solo Sua. Da quanto emergeva dalle notizie da me ricevute ad Orlando a Giugno, direttamente da Lei e dai Suoi medici curanti, e in seguito dalle Sue e-mail, ho ritenuto di non poter affrontare l’alto rischio (ecco la codardia) che Lei non potesse esaudire il Suo desiderio e ho deciso di inviarle le immagini di Morcone.

E’ riuscita a vederlo sul suo iPad che ha avuto accanto a se continuamente in questi durissimi mesi e con il quale era in continuo contatto con il mondo al quale mandava messaggi di speranza e di ottimismo, mostrando una forza d’animo e una voglia di vivere che auguro ad ogni essere umano di esprimere almeno una volta nella propria vita.

Il video è dedicato a Lei; ne farò certamente altre versioni ma il primo resta questo: nonostante i dubbi sull’opportunità di procurarle eventuali troppo forti emozioni (ecco il coraggio), sono confortato dai Suoi immediati positivi commenti.

Non credo che fosse necessario tutto ciò per alimentare il Suo ricordo. Ho letto che Sant’Agostino diceva che dentro la nostra testa conserviamo un tesoro: i nostri ricordi. Non ho avuto il tempo di leggere la fonte originale ma il concetto mi piace e considero il ricordo di Deb una perla da aggiungere al resto delle nostre preziose memorie.

Tu sarai sempre nella nostra mente e nei nostri cuori; chi ha avuto l’onore di abbracciarTi Ti avrà nella sua pelle; chi ha visto il Tuo tenero sorriso e la Tua contagiosa risata Ti avrà nei suoi occhi; chi ha sentito la Tua musicale voce o imparato dai Tuoi materni rimproveri (come me a cui rimproveravi la prolissità e l’insistenza un po’ noiosa nel proporre creme e cremine affibbiandomi, almeno una volta, l’epiteto “strunzo” alla Mimì!!!) Ti avrà sempre nelle sue orecchie

Ciao Cugina

O come amavi dire Tu con il Tuo impreciso Italiano

“Te amo”

Pietro Iannelli